Yu Hua all’Università di Milano-Bicocca: «Conoscete voi stessi»
Storie di un altro mondo: uno dei più famosi scrittori cinesi ospite all’Università di Milano-Bicocca per parlare di Cina, letteratura e del suo nuovo libro con gli studenti e il pubblico. L’invito di Yu Hua: «Conoscere la Cina per conoscere voi stessi». I problemi più gravi? «Il divario fra ricchi e poveri e l’inquinamento ambientale».
Grande successo di pubblico ieri sera all’Università di Milano-Bicocca per la presentazione del romanzo di Yu Hua Il settimo giorno (Feltrinelli, 2017). L’autore ha parlato di Cina e letteratura insieme ad Alessandra Lavagnino, direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, e Silvia Pozzi, professoressa di Lingua e Letteratura cinese all’Università di Milano-Bicocca e sua traduttrice.
Dalla Cina all’intimità individuale, dai grandi problemi sociali di oggi al loro riflesso nella vita e nell’interiorità di ognuno di noi: «Non è mai facile capire un Paese così lontano – ha detto Yu Hua – ed è naturale che gli europei ignorino alcuni aspetti della Cina, ma credo che sia molto importante anche capire se stessi, la propria dimensione, cosa pensiamo noi in questo mondo: se qualcuno riesce a comprendere quale sia la sua passione, come e dove seguirla, penso che abbia già fatto molto».
Secondo Yu Hua un’opera letteraria rappresenta un ottimo canale per dialogare con i giovani lettori e aiutarli a capire anche solo un piccolo «pezzetto» di Cina, dove i problemi più importanti dal punto di vista dello scrittore sono «il divario che separa i ricchi dai poveri e l’inquinamento ambientale».
Yu Hua è nato nel 1960 a Hangzhou. Figlio di un’infermiera e di un medico, ha trascorso lunghi pomeriggi dell’infanzia a giocare nei corridoi dell’ospedale e lì ha fatto il suo apprendistato di scrittore. È considerato uno dei migliori autori della nuova generazione: in Italia ha pubblicato Torture (Einaudi, 1997), L’eco della pioggia (Donzelli, 1998), Cronache di un venditore di sangue (Einaudi, 1999), Le cose del mondo sono fumo (Einaudi, 2004), Racconti d’amore e di morte (Hoepli, 2010) e con Feltrinelli Brothers, in due volumi (2008-2009), Vivere! (2009), con il quale ha vinto il premio Grinzane Cavour e da cui è tratto il film omonimo di Zhang Yimou, La Cina in dieci parole (2012) e Il settimo giorno (2017).
Il settimo giorno – Yang Fei esce di casa una mattina e trova una fitta nebbia mista a una strana neve luminosa: è in ritardo per la sua cremazione. Inizia così il suo viaggio nell’aldilà: in un’avventura di sette giorni il protagonista incontrerà persone care smarrite da tempo, imparando nuove cose su di loro e su se stesso. Conoscenti e sconosciuti gli racconteranno la propria storia nell’inferno vero, l’aldiquà, fra demolizioni forzate, corruzione, miriadi di lavoratori e disoccupati che vivono in bunker sotterranei come formiche, traffico d’organi e consumismo sfrenato. Ma la morte livella le diseguaglianze svelando l’essenziale e i cittadini di questa necropoli soave e grottesca uscita dalla penna di Yu Hua sono ancora in grado di insegnare tutta la semplicità dell’amore.
Perché utilizzare l’espediente narrativo dell’aldilà per raccontare la Cina contemporanea? «Solo con questo escamotage – ha osservato Yu Hua – mi sembrava possibile raccontare la Cina e anche le sue contraddizioni in così poco spazio, altrimenti avrei avuto bisogno di scrivere un tomo gigantesco, un libro lunghissimo che forse avrebbero letto in pochi».
«Yu Hua è un grande autore cinese, molto conosciuto a livello internazionale – ha commentato Silvia Pozzi, professoressa di Lingua e Letteratura cinese all’Università di Milano-Bicocca – e penso che questo incontro sia particolarmente significativo perché dialogare con lui e leggere i suoi libri è come far parte di un viaggio che da un altro mondo ci riporta nella nostra interiorità, aiutandoci a scoprire qualcosa di più sia sulla Cina, sia su noi stessi».
Alessandra Lavagnino, professoressa di Lingua e Cultura cinese e direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, ha espresso grande soddisfazione per il successo riscontrato dall’incontro con Yu Hua. «Il successo di questa iniziativa – ha commentato Alessandra Lavagnino – ha confermato la preziosa collaborazione tra i due Atenei. Yu Hua è da tempo uno dei narratori cinesi più amati dai lettori italiani e anche in questo romanzo conferma lo spessore delle sue qualità di scrittore a tutto campo. Le sue storie dimostrano quanto nel profondo i suoi pensieri colgano quelli che sono gli spunti comuni del genere umano».
“È questa la forza misteriosa della letteratura: un lettore può ritrovare nelle opere di uno scrittore di un’altra epoca, di un altro paese, di un’altra etnia, di un’altra lingua e di un’altra cultura, le proprie emozioni”. (Yu Hua, La Cina in dieci parole)
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