Dialoghi – Babysitter smartphone
Febbraio 2025

Una ricerca iniziata nel 2021 afferma che tra i minori figli di migranti ben il 67% è dipendente dallo smartphone. Cosa ci racconta questo fenomeno della società cinese e dei problemi emersi con le nuove tecnologie?“Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano.
Di Sabrina Moles
“L’infanzia non dovrebbe consistere nello stare accovacciati in un angolo a scorrere il telefono tutto il giorno”. Con queste parole nel 2023 il professore dell’università di Wuhan Xia Zhuzhi raccontava un fenomeno riscontrato tra i figli dei migranti che rimangono nelle campagne. I cosiddetti liushou ertong (留守儿童, letteralmente “bambini lasciati indietro”) sono tra i più esposti al rischio della dipendenza da smartphone perché, secondo i ricercatori, manca una supervisione adeguata da parte degli adulti che restano a prendersi cura di loro (di solito i nonni). Il team sta tenendo traccia di questo fenomeno dal 2021 e ha rilevato che tra i 13 mila minori intervistati ben il 67% dimostrava una vera e propria dipendenza dal cellulare, con un 21% di casi giudicati “gravi”.
Anche la necessità di dotarsi di cellulari e tablet durante la pandemia per continuare a seguire le lezioni rientra tra le motivazioni dietro all’aumento dell’uso di internet tra i più giovani. In generale, oggi il 93% degli adolescenti cinesi accede a internet attraverso uno smartphone. Il 10% di questi giovani ne fa un uso “problematico”, ovvero un utilizzo eccessivo e scorretto del telefono e di internet che nel tempo può causare disturbi psicologici, come depressione, solitudine e ansia sociale.
“Non posso vivere senza un cellulare”, ha raccontato un giovane studente alla testata cinese Sixth Tone. “Non ho fatto molte videochiamate ai miei genitori. Ma mi serve per i giochi e i video, che mi aiutavano ad ammazzare il tempo. Studiare non è mai stato tra i miei interessi. Non sapevo cosa avrei potuto fare senza un telefono”.
Un dilemma educativo
“Anche durante le pause scolastiche, le aule e i parchi giochi sono stranamente silenziosi. Invece di giocare all’aperto, i bambini, in particolare i maschi di età compresa tra 8 e 14 anni, preferiscono passare il tempo a guardare brevi video e giocare ai videogiochi . La sfera sociale dei bambini rurali si sta rapidamente spostando dalla natura allo spazio virtuale”, aveva raccontato Xia durante un sopralluogo nella regione centrorientale dello Hubei.
In campo ci sarebbero più fattori, non tanto diversi da quelli che caratterizzano altri contesti familiari. “[Nonni e genitori] hanno paura che i bambini non siano al sicuro fuori casa”, ha raccontato ai ricercatori Li Huanhuan, un’insegnante della provincia sudorientale dello Hunan. “In passato, a nessuno importava se i bambini giocassero fuori, ma ora viene detto loro di rientrare dopo la scuola e di restare a casa”. Il risultato è che molti ragazzi in età di sviluppo “trascorrono molte ore a guardare la televisione o a giocare con i loro cellulari”.
Più in generale, affermano gli studi, un ambiente sociale e familiare disfunzionale è considerata una delle cause dietro all’aumento dell’uso problematico dello smartphone da parte dei più giovani. Non sarebbero infatti meno esposti al rischio di sviluppare una dipendenza gli adolescenti e i bambini che seguono i genitori nella città dove questi hanno trovato lavoro.
C’è poi un fenomeno intermedio, quello dei bambini migranti che si trasferiscono in una nuova città, ma vivono sotto la supervisione di parenti o amici di famiglia anziché dei genitori, che hanno trovato un posto di lavoro altrove. Nel 2020, oltre la metà di questi “bambini migranti abbandonati” viveva con individui non imparentati o da soli, per un totale stimato di 14,2 milioni di casi. Un aumento “drammatico”, secondo gli analisti, rispetto ai soli 3,4 milioni del 2000. Anche qui la supervisione di un adulto non è sempre garantita.
Controlli e misure
In un documento del China Internet Network Information Center gli utenti di età inferiore ai 19 anni avevano raggiunto i 186 milioni, pari al 17,7% del totale. Secondo un sondaggio citato da Global Times, inoltre, guardare video brevi (69%) e giocare con i cellulari (33%) sono diventate le principali attività dei bambini con background migratorio.
L’uso di dispositivi elettronici nelle scuole elementari, medie e superiori è già realtà dal 2018. Dal 2021 Pechino ha iniziato a imporre delle restrizioni sui videogiochi riducendo il tempo massimo a tre ore giornaliere nel 2021, per poi arrivare a una sola nel 2023. Un anno dopo, i gamer minorenni identificati erano scesi a 40 milioni, un crollo importante rispetto al picco di 122 milioni del 2020.
Nel febbraio del 2023 la National Radio and Television Administration (NRTA) ha annunciato che avrebbe rafforzato i controlli sulle piattaforme di video brevi nel tentativo di contrastare il fenomeno della dipendenza da smartphone tra i più giovani. La Cyberspace Administration of China nel 2019 aveva già lanciato una serie di misure restrittive nei confronti dei contenuti riservati ai minori su Kuaishou e Douyin.