Dialoghi – La ciotola di riso è minacciata dai cambiamenti climatici

Marzo 2025

In Cina si produce circa il 30% del riso del mondo. Ma il paese potrebbe perdere presto questo primato fino a rischiare di non riuscire a sostenere la domanda interna. Come si sta attrezzando Pechino per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici? Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. 

Di Sabrina Moles

La Cina è il più grande produttore mondiale di riso. Ma è anche uno dei paesi ad oggi più minacciati dai cambiamenti climatici, fenomeno che mette a rischio la sicurezza alimentare di un paese da oltre 1,5 miliardi di abitanti. Quando si parla di stabilità, il presidente cinese Xi Jinping è chiaro sul tema: “La ciotola di riso del popolo cinese dev’essere sempre tenuta fermamente tra le mani, e le nostre ciotole devono contenere soprattutto riso cinese”, aveva detto in occasione di una visita sull’isola di Hainan durante la quale menzionava la necessità del controllo strategico sulle sementi nazionali.

In generale, le sempre più frequenti ondate di calore, siccità e inondazioni stanno mettendo a rischio la produzione agricola del paese. E non solo: la crisi agricola di uno dei principali paesi produttori di riso, maiale e grano potrebbe avere ripercussioni per le catene di approvvigionamento globali.

Nel 2022 un gruppo di ricercatori cinesi ha identificato due geni che, se modificati, sono in grado di migliorare la tolleranza del riso alle alte temperature migliorando così la produzione agricola. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science e condotto dalla Chinese Academy of Sciences e dalla Shanghai Jiao Tong University, suggerisce che questa tecnica potrebbe essere applicata anche ad altre colture come il mais e il grano, contribuendo a rendere l’agricoltura cinese più resiliente di fronte ai cambiamenti climatici.

Cambiamenti climatici: i rischi per l’agricoltura cinese

La produzione di riso in Cina è un pilastro della sicurezza alimentare del paese, con circa 210 milioni di tonnellate prodotte ogni anno. La Repubblica popolare dipende fortemente da questa coltura per il consumo interno, ma gli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici stanno influendo significativamente sull’andamento della produzione risicola. 

Secondo uno studio del 2017 pubblicato sulla Proceedings of the National Academy of Sciences, ogni aumento di 1°C nella temperatura media globale potrebbe ridurre il raccolto di riso del 3,2%, quello di grano del 6% e quello di mais del 7,4%. Considerando i dati sull’aumento delle temperature degli ultimi anni, con valori che in alcune regioni della Cina hanno superato i 40°C, l’impatto sulla produzione agricola potrebbe presto diventare fonte di preoccupazione sotto il profilo della sicurezza alimentare.

Il 2022 e il 2023 sono stati due anni emblematici per la Cina: il paese ha registrato la peggiore ondata di calore degli ultimi 60 anni, con temperature record che hanno colpito le province centrali e meridionali, zone cruciali per la produzione di riso. La siccità ha prosciugato fiumi e bacini idrici, riducendo la disponibilità di acqua per l’irrigazione e minacciando i raccolti. Si stima che le alte temperature abbiano posto sotto stress idrico almeno 2,2 milioni di ettari di risaie, mentre le alluvioni del 2023 hanno portato alla perdita dell’8% del riso coltivato in quell’anno.

Strategie per la sicurezza alimentare

Per proteggere la produzione agricola, negli ultimi anni Pechino ha investito miliardi di yuan nella ricerca genetica e nelle biotecnologie per sviluppare varietà di riso più resistenti. L’uso di tecnologie avanzate come l’editing genetico sta diventando sempre più comune nei centri di ricerca cinesi, che ammettono l’introduzione di OGM per alcuni scopi legati al rafforzamento delle colture. Nel 2021, in occasione del Sesto plenum del Pcc, il governo ha infatti chiesto una “urgente inversione di tendenza” e “maggiore regolamentazione e semplificazione” nel settore delle sementi. Un’ambizione che cerca di rimanere fedele ai piani della Cina, che nel white paper sull’autosufficienza alimentare dovrebbe mantenersi sulla cifra ideale del 96%.

In questa fase storica caratterizzata da crescenti incertezze e preoccupazioni, l’obiettivo della Repubblica popolare è diventato quello di sviluppare nuove varietà che possano prosperare in condizioni climatiche avverse, riducendo la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti chimici. Oltre alla ricerca scientifica, la Cina sta anche implementando politiche per migliorare l’efficienza dell’irrigazione e ridurre lo spreco d’acqua. Inoltre, il governo cinese ha introdotto incentivi per gli agricoltori in modo che essi possano adottare tecniche agricole più sostenibili e introdurre dei miglioramenti tecnologici. Tra questi rientrano l’uso di droni per monitorare i campi e sistemi di irrigazione a goccia per ridurre il consumo idrico.