“Chinamen. Un secolo di cinesi a Milano”

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Dal 15 marzo al 17 aprile, Mudec – Museo delle Culture apre le porte dello spazio Khaled al-Asaad a “Chinamen. Un secolo di cinesi a Milano”: in un affresco di quartiere la dimensione  più profonda e umana dell’origine della comunità sino-milanese.

La mostra, a cura di Daniele Brigadoi Cologna (Università degli Studi dell’Insubria) e Matteo Demonte, conclude il programma culturale “Milano Città Mondo #02 Cina” organizzato dall’Ufficio Reti e Cooperazione Culturale del Comune di Milano e dal Mudec in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano e con il Forum della Città Mondo, che mira ad approfondire la cultura e le modalità di insediamento di una delle più numerose comunità presenti nel territorio.
“Milano è già città mondo, e da più di un secolo – dichiara l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno -. Questa interessante mostra ci racconta come la Cina sia entrata a far parte della Milano di oggi già un secolo fa, con la presenza dei primi commercianti giunti qui per l’Expo del 1906. Una storia lunga e ignota ai più, che si svela nel luogo più adatto a raccontarla: il Museo delle Culture“.
“Chinamen. Un secolo di cinesi a Milano” affronta un capitolo di storia milanese inedito: a partire dal periodo delle origini della migrazione cinese (1906-1946) – il meno documentato in assoluto- la mostra inquadra la vicenda locale e italiana nella più ampia trama della diaspora cinese in Europa e nel mondo.
Da qui il titolo, che riprende il termine anglofono Chinamen usato in Occidente per definire gli uomini cinesi che nel corso del XIX e XX secolo ampliarono la propria presenza nelle principali città europee e statunitensi. Una parola, non sempre usata in accezione positiva, ma che restituisce all’immagine dei primi migranti cinesi, quasi solo uomini, il sapore tragico e meraviglioso della loro prima apparizione in un mondo lontano dove vestire i panni del “Chinamen” poteva anche essere sinonimo di una nuova identità: quella del cinese all’estero, cosmopolita, indipendente e padrone di nuove sfere di relazioni sociali a partire dalle quali costruire il proprio riscatto sociale.
La mostra racconta il delinearsi di un’identità sino-milanese e le trasformazioni del quartiere di via Canonica, Sarpi e Porta Volta. Da questa memoria ritrovata, grazie anche al dialogo con i discendenti  dei protagonisti della prima ondata migratoria, nasce una riflessione sul presente e sulla città.
Milano è al tempo stesso ribalta e retroscena di un’epopea che, nonostante le asprezze del ventennio fascista, in cui i cinesi subirono l’impatto delle leggi razziali e durante la guerra furono in gran parte internati in campo di concentramento, si è costruita nell’intimità delle stradine, delle botteghe e delle case di ringhiera dello storico “borgo degli ortolani” di Porta Volta, per poi aprirsi alla metropoli intera.
In mostra, materiali di archivi pubblici e privati, documenti, fotografie, articoli e oggetti: come i ritratti di famiglia dello Studio Tollini, che dal 1934, anno del primo matrimonio tra un’italiana e un cinese, testimonierà la vita del quartiere, o il portone originale de “La Pagoda” il primo ristorante cinese aperto a Milano, in via Fabio Filzi nel 1962 ; e ancora l’abito originale del viaggio, la macchina da cucire usata nei laboratori di pelletteria, i racconti sui venditori di perle “matte” degli Anni ‘20 dal Corriere della Sera, il quadro di Sun Zhongshan (Sun Yat-sen) che fece da sfondo a tutte le feste cinesi tra gli anni ‘40 e ’50. Sono solo alcuni dei pezzi che testimoniano la vita dei Chinamen, e delle donne, italiane e cinesi, che furono al loro fianco, partecipando a un’evoluzione che arriva fino agli anni Ottanta, illustrando lo sviluppo di commercio, imprenditoria e associazionismo comunitario.
Gli oggetti e i documenti esposti sono anche il frutto di una ricerca partecipata condotta in occasione della mostra dal sinologo Daniele Brigadoi Cologna, ricercatore dell’Università degli Studi dell’Insubria, che ha visto il coinvolgimento di un gruppo di giovani studenti del Polo di Mediazione dell’Università degli Studi di Milano e del Dipartimento di Diritto Economia e Cultura dell’Università degli Studi dell’Insubria, che hanno avuto modo di visionare alcuni archivi pubblici e privati delle antiche famiglie italo-cinesi di Milano.
Fiore all’occhiello del progetto, la partecipazione dell’artista Matteo Demonte, che ha collaborato al reperimento degli oggetti e alla raccolta delle testimonianze dirette. Attraverso un linguaggio artistico raffinato e colto, Matteo Demonte è riuscito a riassumere in immagini la vicenda ricostruita in mostra. Il Mudec ha infatti e co-prodotto e acquistato per la propria collezione permanente il documentario a disegni animati dall’omonimo titolo Chinamen, da cui è stata tratta anche una graphic novel dal medesimo titolo, che è anche il catalogo della mostra.
Unendo la ricostruzione filologica di una vicenda storica al linguaggio artistico, Daniele Brigadoi Cologna e Matteo Demonte gettano luce su un periodo tanto inesplorato quanto determinante della storia sociale del capoluogo milanese, andando a descrivere il periodo storico durante il quale vennero gettate le basi che consentirono lo sviluppo delle migrazioni cinesi del dopoguerra e di rapporti familiari transnazionali che, nel corso del tempo e ancora oggi, non si sono mai del tutto interrotti e che la mostra magistralmente racconta.

 

 

 

Data
15/03/2017
Indirizzo
Mudec
Partecipazione
Ingresso libero