La cura delle parole

Novembre 2021

Quante parole usiamo ogni giorno senza conoscerne l’origine e perché è importante non ignorarla? “La cura delle parole” è un progetto che nasce da questo e per questo: mettere a fuoco termini ed espressioni legati alla multietnicità e alla multiculturalità. L’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, in quanto promotore della lingua e della cultura cinesi, è stato felice di entrarne a far parte.

Il progetto, ideato dall’Ufficio Reti e Cooperazione Culturale del Mudec, all’interno del progetto Milano Città Mondo #Remix, ha l’intento di prendersi cura del modo in cui parliamo e di  contrastare gli stereotipi, con una particolare attenzione a non ferire e a non innalzare muri tra persone e culture. L’obiettivo è quello di conoscere il portato simbolico delle parole che utilizziamo quotidianamente per esprimerci e, dunque, di sceglierle con cura.

Le dodici parole scelte attingono da contesti diversi tra loro; si tratta di termini provenienti da una storia coloniale o con valenza discriminatoria, che devono essere evidenziati e quindi ripensati.

Le parole selezionate sono: ambaradan, etnico, blackface, seconde generazioni, badante, cinesina/o, virus cinese, clandestino, mulatto, integrazione, mussulmano, zingaro. Alcune di queste, come blackface e virus cinese, hanno un carattere globale, vengono cioè utilizzate con un intento discriminatorio al di là dei confini nazionali; altre invece, come badante e clandestino, sono profondamente legate al contesto sociale e migratorio italiano; altre ancora, come per esempio ambaradan e mulatto, rimandano al nostro passato coloniale.

L’esigenza di coniugare un progetto che raccontasse le parole e il loro uso in maniera puntuale, ma allo stesso tempo breve e fruibile, ha portato alla scelta di video-pillole destinati ai social network, realizzati da Riccardo Apeddu, e di un podcast di varie puntate, prodotto in collaborazione con Undermedia e distribuito sulle principali piattaforme di streaming audio. La programmazione delle pillole video è cominciata nel mese di ottobre, quella dei podcast è prevista dalla seconda metà di novembre.

Ciascuna pillola si apre con l’etimologia, curata e scritta dalla linguista Franca Bosc: si vuole dunque tentare di presentare la parola nella sua oggettività — dice, a proposito, un altro linguista, Federico Faloppa, che “il linguaggio non è offensivo o neutro di per sé ma dipende dal contesto. Le parole non sono buone o cattive a priori, tutto dipende dall’intenzione di chi comunica”. I vocaboli e le espressioni che abbiamo scelto di mettere sotto la nostra lente di ingrandimento però contengono un portato storico che li ha trasformati rispetto al significato originario, per questo la parte centrale di ogni video si focalizza sul loro utilizzo contemporaneo, fornendo, ove possibile, alternative o ponendo l’accento sugli stereotipi di cui ci facciamo portatori utilizzandoli. Questa seconda parte è curata da Nadeesha Uyangoda, autrice e scrittrice, che ha diviso il compito con Jada Bai, docente di lingua e cultura cinese, che si è occupata nello specifico di cinesino e virus cinese, due concetti di profonda attualità se si pensa a come il linguaggio istituzionale e dei media ha plasmato il modo di narrare una pandemia globale.

Ogni video relativo alle parole viene postato al venerdì sui canali social di Milano Città Mondo e del Mudec .

“La cura delle parole”, sostenuto da Fondazione Cariplo attraverso un patrocinio oneroso, ha ispirato anche la realizzazione di un vademecum destinato alla Pubblica Amministrazione, uno strumento utile per avere un approccio non discriminatorio nei confronti della propria utenza.