Dialoghi – I robot umanoidi sono già tra noi

Aprile 2025

In Cina il settore dei robot umanoidi è entrato in una fase di rapido sviluppo riuscendo in breve tempo a conquistare un posto centrale nella corsa globale, grazie a una solida catena di fornitura e al sostegno del governo. Lo dimostra la presenza di robot danzanti nelle celebrazioni pubbliche e la forte copertura mediatica che Pechino dedica a queste genere di prodotti. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. 

Di Vittoria Mazzieri

“Questa volta uniamo la robotica hardcore alla nostalgia del cinema di Hong Kong”, si legge nella descrizione di un video pubblicato a marzo dalla startup cinese di robotica EngineAI, con sede a Shenzhen. Nel filmato, accompagnato da una musica carica di suspance, un robot umanoide esce da un vicolo di quello che sembra essere un mercato notturno, illuminato solo dalle insegne al neon di negozi e bancarelle. Si ferma tra due persone in carne ed ossa, vestiti con eleganti abiti scuri e camicie bianche, e inizia a replicare le coreografie della Axe Gang, la famigerata banda di kung fudel cult del 2004 Kung Fu Hustle.

Il protagonista dell’impresa è PM01, alto 1,38 metri, dal peso di circa 40 kg e dotato di uno schermo centrale interattivo, che a poche settimane dal debutto a dicembre 2024 è diventato il primo robot umanoide al mondo a eseguire con successo un salto mortale in avanti. Ne esiste anche una versione leggermente più grande, SE01, che si è distinta per la sua eccezionale capacità di imitare l’andatura umana in modo realistico e fluido, lontana anni luce dai movimento goffi e meccanici che hanno caratterizzato i primi prototipi.

I progressi di EngineAI comprovano il rapido sviluppo delle aziende cinesi nella nuova frontiera della robotica, che sta mettendo a punto macchine autonome dalle sembianze umane capaci di interagire con l’ambiente circostante. Un balzo in avanti che di recente ha interessato società cinesi e non e che è stato possibile grazie a innovazioni nell’intelligenza artificiale (agli sviluppi e all’impatto dell’IA in Asia abbiamo dedicato il nuovo ebook di China Files): il potenziamento dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) e degli altri algoritmi ha permesso di trasformare radicalmente il settore, garantendo una più rapida formazione delle capacità dei robot. Ciò che permette alle macchine di imitare le funzioni cognitive, percettive e motorie umane è la cosiddetta IA incarnata (EAI), che consente agli automi di percepire e interagire naturalmente con l’ambiente circostante. Secondo le ultime ricerche del settore, nel 2024 il 44,4% del mercato cinese dell’EAI era composto da auto a guida autonoma, mentre per il resto riguardava gli sviluppi della robotica umanoide. 

Come ha scritto Amber Zhang il mese scorso per la newsletter Baiguan, la forte copertura mediatica che Pechino ha dedicato al settore dimostra il ruolo centrale relegato alle “nuove forze produttive di qualità”, come energie rinnovabili, biotecnologie e, appunto, robotica e intelligenza artificiale. Di recente la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma ha lanciato un fondo di capitale di rischio da quasi 140 miliardi di dollari, che prevede di mantenere i cicli di finanziamento nel medio-lungo termine con l’intento di sostenere l’iniziativa pubblico-privata nella produzione di hardware necessario allo sviluppo tecnologico avanzato. E i robot umanoidi sono la nuova frontiera. 

Secondo le stime, il mercato cinese degli automi raggiungerà i 75 miliardi di yuan (oltre 10 miliardi di dollari) entro il 2029. Al Forum di Zhongguancun di fine marzo, l’appuntamento annuale che si tiene nella capitale incentrato sull’innovazione scientifica e tecnologica, erano presenti un centinaio di modelli capaci di svolgere attività complesse, come correre e fare faccende domestiche. A inizio anno un gruppo di robot ha perfino calcato il palco del “Chunwan” (春晚), il Gala del Festival di Primavera immancabile appuntamento della tv cinese, esibendosi nello Yangge (秧歌), uno stile di danza popolare nelle provincie settentrionali.

L’azienda che li produce è la Hangzhou Yu Shu Technology (Unitree), una delle società di punta del paese e già nota per i robot a quattro zampe che in tempi pandemici pattugliavano le strade di Shanghai ricordando ai cittadini di rispettare le norme anti-Covid e consegnando il cibo nei compound abitativi e nei campus universitari. Nel 2023 il suo modello di cane robot Go2 ha partecipato alla 19esima edizione dei Giochi Asiatici ad Hangzhou, sede di Unitree, salutando il gruppo e trasportando attrezzatura sportiva. In occasione delle celebrazioni del Capodanno lunare di quest’anno, li si è anche visti in alcune località turistiche partecipare a fianco di performer in carne ed ossa alla tradizionale danza del leone.

A breve la Cina diventerà anche il primo paese al mondo a ospitare una mezza maratona in cui parteciperanno robot umanoidi: è prevista per il 13 aprile e si terrà nella Beijing E-Town, o Area di sviluppo economico-tecnologico di Pechino (BETDA o BDA), a sud-est della capitale. Per 21 km uomini e donne correranno a fianco di sei team di robot, che seguiranno una corsia separata da barriere per garantire la sicurezza. 

La tendenza più rilevante, tuttavia, riguarda la congiunzione tra robotica e produzione industriale, o più in generale tra robot e lavoro: i robot umanoidi possono essere visti come una soluzione a lungo termine per colmare la mancanza di manodopera nel settore manifatturiero, nella logistica e nei servizi di assistenza. Un’opportunità non colta solo da Elon Musk, che di recente ha comunicato l’intenzione di distribuire oltre 10 mila robot umanoidi di sua produzione, gli Optimus, nelle fabbriche Tesla entro la fine dell’anno. A inizio marzo UBTech Robotics, una tra le società cinesi quotate in borsa, ha dichiarato di aver superato un test preliminare per lanciare la vendita di automi alla fabbrica di automobili Zeekr a Ningbo, dove saranno utilizzati per sollevare scatole pesanti e maneggiare materiali fragili. Tra i possibili clienti figurano anche Foxconn, noto contractor di Apple, e la società di logistica SF Express. 

Il mercato cinese si sta affollando e ha già sedotto società attive in altri settori, non del tutto estranei alla nuova frontiera tecnologica. XPeng è diventato il primo produttore cinese di veicoli elettrici a lanciare un robot umanoide: la società con sede a Guangzhou ha presentato lo scorso novembre Iron, automa a cui sta lavorando già dal 2020 e che potrebbe, con qualche miglioria, fare concorrenza a Optimus di Tesla. 

I “progressi più impressionati nella robotica umanoide” si stanno registrando proprio nella Repubblica popolare, come si legge in un rapporto pubblicato a inizio febbraio dalla banca d’affari statunitense Morgan Stanley. Sono cinesi il 56% delle aziende coinvolte nel settore elencate nella ricerca, che ha mappato la catena di valore degli automi dividendola in tre aree chiave: il “cervello”, che comprende le aziende specializzate in semiconduttori e modelli di intelligenza artificiale; il “corpo”, che coinvolge invece le società che producono componenti essenziali come sensori, batterie e cablaggi; gli “integratori”, che riguardano invece le aziende che assemblano le macchine sfruttando spesso le competenze di settori come l’automotive e l’elettronica di consumo. Quello che emerge è che, se le aziende nordamericane come Tesla e Nvidia occupano i primi posti tra quelle dedicate allo sviluppo del “cervello”, le società asiatiche e in particolar modo cinesi svolgono un ruolo di primo piano nello sviluppo del “corpo” e degli “integratori”.

La Cina può vantare grandi numeri: il rapporto di Morgan Stanley tiene traccia solo delle aziende quotata in borsa, non tenendo conto delle startup in crescita. Il China Daily ha riportato le parole di Rick Xiong, direttore generale del Beijing Embodied Intelligence Robotics Innovation Center, secondo cui le grandi aziende con consistenti capitali che popolano il mercato occidentale dei robot umanoidi devono ora interfacciarci con la proliferazione di piccole e medie imprese cinesi. Le aziende della Repubblica popolare, ha sentenziato, “sono nel momento giusto e nel posto giusto, e hanno a disposizione le persone giuste per accelerare la spinta dei robot umanoidi”.

Inoltre c’è la questione dei prezzi. Come riscontrato in altri settori, dai chat bot all’elettronica di consumo, le società del paese garantiscono costi alla lunga inferiori di quelli dei competitor. Unitree G1, alto 127 centimetri e dal peso di circa 35 chilogrammi, è stato lanciato a maggio 2024 a un prezzo di 99 mila yuan, neanche 14 mila dollari. Il valore stimato di Optimus di Tesla si aggira attorno ai 25 mila dollari. 

Di robot umanoidi si parla tanto. Eppure, sempre secondo Amber Zhang per Baiguan, sembra che, pur ricevendo ampia attenzione a livello globale, il tema sia stato in un certo senso oscurato dal successo dei modelli di intelligenza artificiale come Deepseek. Ciò è motivato dal fatto che ad oggi il settore non è ancora interessato dalla forte commercializzazione per uso industriale o di consumo. I robot restano appannaggio di fiere di settore, o al massimo diventano protagonisti di video che divertono e sorprendono gli utenti in tutto il mondo.

Ma l’autrice è convinta che presto anche per gli umanoidi arriverà il “momento ChatGPT”, a indicare un alto grado di popolarità mediatica: accadrà con il raggiungimento della produzione e della distribuzione di massa. Prima che OpenAI lanciasse il suo chatbot alla fine del 2022, in effetti, “le discussioni sull’intelligenza artificiale erano principalmente limitate alla comunità tecnologica e a un piccolo gruppo di appassionati devoti”.