Cinema horror e di propaganda
Il cinema horror in salsa hongkonghina e il cinema di propaganda comunista degli anni Cinquanta: due filoni poco noti del cinema cinese del passato, i cui stili, temi e linguaggi hanno influenzato le produzioni del futuro, saranno al centro di due serate dedicate alla settima arte in Cina. Mercoledì 10 novembre e mercoledì 1 dicembre tornano infatti gli appuntamenti sul cinema cinese sconosciuto organizzati dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano negli spazi suggestivi del Cineforum del Circolo Familiare di Milano (www.cineforumdelcircolo.it), già promotore di rassegne inedite che hanno contribuito a introdurre i milanesi al cinema cinese e alla sua storia. Le serate saranno condotte da Fabio Scarselli, esperto di cinema orientale, che accompagnerà i suoi interventi con spezzoni di film e immagini tratte da pellicole dell’epoca.
Mercoledì 10 novembre alle 21 Scarselli porterà il pubblico alla scoperta di un personaggio innovativo, iniziatore del cinema del terrore moderno prima nella Cina continentale e poi a Hong Kong, nell’incontro intitolato Maxu Weibang. Il volto e il suo sfiguramento. Attore, quindi scenografo e regista, Maxu Weibang è una figura affascinante della Cina di inizio Novecento, un artista a tutto tondo che ha avuto il merito di accelerare lo sviluppo del cinema cinese. La sua passione per il trucco lo porta a scegliere come forma di espressione prediletta il cinema del terrore: un genere “importato” dall’Occidente, ma che Maxu sa reinventare applicando tecniche e stili espressivi “stranieri” a personaggi e situazioni tipicamente cinesi, dando così vita a uno stile peculiare. Da un lato, i suoi film sono debitori del cinema europeo delle origini, in particolar modo degli espressionisti tedeschi e dei surrealisti, e di alcuni importanti autori americani; dall’altro, le citazioni che Maxu fa sue sono sempre utilizzate per sviluppare situazioni che affondano le radici nella Cina contemporanea all’artista, mostrando i turbamenti politici e sociali della prima metà del secolo, ma anche elementi dell’antica tradizione culturale.
La peculiare scelta narrativa di Maxu Weibang è tra le ragioni che spingono l’artista a lasciare la patria e a rifugiarsi a Hong Kong nel 1949. La sua cifra esoterica, infatti, avrebbe potuto attirare facili attacchi nella Cina socialista.
Mercoledì 1 dicembre alle 21 si parlerà invece del cinema della Repubblica popolare, e in particolare di quello dei primi anni dalla fondazione della Nuova Cina. A partire dal 1949, il cinema cinese diventa un cinema di Stato, portatore degli ideali del regime e incaricato di tradurre in immagini la realtà del sistema per contribuire alla sua tenuta. Dopo l’iniziale diffidenza verso un mezzo di espressione bollato come “straniero”, la leadership comprende infatti che il cinema è la forma d’arte potenzialmente più accessibile alle masse, visto anche il diffuso analfabetismo rurale, e ne fa lo strumento educativo e di propaganda per eccellenza. La nuova arte, messa al centro della comunicazione politica e ideologica, assume così nuove caratteristiche, che Scarselli evidenzierà sia dal punto di vista formale che di contenuto, analizzando anche gli effetti di questi cambiamenti sul ruolo di registi e autori nella Cina degli anni Cinquanta.
Gli incontri si tengono al Cineforum del Circolo Familiare in viale Monza 140, Milano (MM 1 Turro). Ingresso libero.
Per informazioni: Tel. 02-50321675 (lunedì – venerdì, dalle 10.00 alle 13.00), info.confucio@unimi.it, www.istitutoconfucio.unimi.it
Maxu Weibang nacque a Hangzhou nel 1905. Il suo vero nome era Xu Weibang ma poiché era rimasto orfano in giovane età, aggiunse al proprio nome quello della famiglia della moglie, Ma. Appena ventenne spinto dalla passione per il “trucco” scrisse una lettera al presidente della Mingxing, Zheng Zhengqiu, offrendogli i propri servigi, ed ottenne un lavoro come scenografo. Nello stesso periodo iniziò a recitare comparendo in vari film quali: A Shanghai married woman (Shanghai yi furen, 1925), Young master Feng (Feng da shaoye, 1925), The marriage trap (You hun, 1926). Grazie ad una fortunata occasione, a soli ventuno anni diresse il suo primo film, The love freak (Qingchang guairen, 1926), per la Langhua film. Dal 1929 in poi lavorò come regista per diverse compagnie, grandi e piccole, ottenendo finalmente un enorme successo nel 1937 con Midnight song (Yeban gesheng), il cosiddetto “primo film horror moderno cinese”, basato sul Fantasma dell’opera. Quando il film uscì a Shanghai, nel febbraio del 1937, ottenne un grandissimo successo pur essendo stato vietato ai minori. Nel 1941 ne realizzò il seguito Midnight song II (Yeban gesheng xuji).
Fabio Scarselli, laureato in Lingue e Civiltà Orientali all’Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi sulla Storia del cinema cinese degli anni ’50, si occupa di cinema da molti anni, collaborando con società di produzione e distribuzione cinematografica. Ha iniziato studiando cinema all’Istituto Paolo Valmarana di Bassano del Grappa, diretto da Ermanno Olmi, e ha continuato la sua ricerca teorica e pratica sulla storia e sulla produzione cinematografica, prima alla Beijing Film Academy di Pechino, in seguito con il Master EMAM, che gli ha permesso di lavorare per varie società di distribuzione nazionali e straniere nella selezione e successiva acquisizione di titoli per la distribuzione.